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The shark attack. La storia di Bethany Hamilton

The shark attack. La storia di Bethany Hamilton

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Predatore o preda? Pericolo per l’uomo o minacciato dallo stesso? Secondo gli studi delle compagnie di assicurazione, è più probabile morire per una puntura di vespa che attaccati da uno squalo. E allora qual è il motivo di una tale psicosi? Bethany Hamilton ha solo 13 anni quando uno squalo le strappa un braccio mentre cavalca le onde delle Hawaii. Tanti gli attacchi a surfisti e bagnanti della California o della Florida. Ma lo squalo è davvero una specie da temere? O è lui a dover prestare attenzione all’uomo?

La storia

Bethany Hamilton è una giovane donna, talentuosa, appassionata e dotata di profonda determinazione e coraggio, tutte straordinarie qualità che le hanno permesso a soli 26 anni di diventare campionessa di surf a livello mondiale pur avendo un braccio solo.
Figlia di surfisti professionisti, ha cominciato a cavalcare le onde ancor prima di venire al mondo nella pancia della mamma e, a soli otto anni, grazie a una dote innata e al duro impegno quotidiano, era già la surfista più eccellente under 16 delle Hawaii. Aveva appena 13 anni il giorno dell’incidente, il 31 ottobre del 2003, e come ogni giorno era già ad allenarsi di prima mattina, quando ad un certo punto mentre se ne stava in relax sulla sua tavola per recuperare un po’ di energie, dal nulla e senza alcun preavviso, uno squalo tigre le afferra il braccio e la trascina sul fondo. L’istinto di sopravvivenza di Bethany ha la meglio e con estremo coraggio riesce a liberarsi dalla sua morsa, riuscendo così a risalire in superficie dove viene prontamente soccorsa mentre esausta perde i sensi. Purtroppo per il braccio non c’è nulla da fare, ma lei quasi miracolosamente dopo una settimana tra la vita e la morte, sopravvive. Grazie alla sua inarrestabile tenacia e alla voglia di riscattarsi, a sole tre settimane dall’intervento è di nuovo sulla sua tavola, impegnandosi con tutta se stessa per imparare a capire come mantenere l’equilibrio con un braccio solo.

I successi sportivi

La sua determinazione e forza di volontà vengono presto ripagate da tantissimi successi sportivi; nel 2004 vince il Best Comeback Athlete ESPY Award. Nel 2005 ottiene il primo posto nel National Scholastic Surfing Association. Nel 2008 inizia a gareggiare nella Association of Surfing Professionals, aggiudicandosi nel 2016 il terzo posto in classifica al Fiji Women’s Pro gareggiando con le migliori surfiste del mondo. “Venir qui e gareggiare nel Fiji Pro è un sogno che si avvera”, confessa. “Sono assolutamente entusiasta, è stata una cosa formidabile!”. E questi sono solo alcuni dei risultati che ha ottenuto. Il suo libro, Soul Surfer è diventato un besteller, poi un documentario e nel 2011 è stato realizzato anche un film. Ai giornalisti che le chiedevano se era orgogliosa dei suoi traguardi e di essere fonte di ispirazione di amore alla vita per tantissimi giovani, Bethany ha risposto con grande maturità: “Sono orgogliosa di essere quello che sono e sono felice di poter vivere la mia vita con pienezza. Invito tutti i ragazzi che vivono un’esperienza traumatica come la mia a fare quello che ho fatto io: zittire la rabbia e dare sfogo alla propria energia positiva. Volevo solo fare surf e lo avrei fatto anche con una gamba sola perché avrei trovato anche il modo di surfare sulle braccia”.
Bethany, che ha confessato di essere molto credente, ha dato vita a diverse iniziative benefiche: due anni fa ha fondato Friends of Bethany a sostegno di feriti e mutilati dagli squali. E a questo punto è logico chiedersi, ma è davvero così probabile essere attaccati da uno squalo? Sono davvero mangiatori di uomini?

Leggenda o realtà?

Proviamo a sfatare qualche mito cercando di razionalizzare questo panico generale nei confronti degli squali senza sottovalutarne la potenziale pericolosità.
Gli squali sì, sono naturalmente dei predatori, ma l’uomo, al contrario di quanto si pensi, non rientra tra le loro prede naturali, e difatti solo una bassissima percentuale degli attacchi è letale.
Spesso accade che attacchino l’uomo per errore scambiandolo per una foca, una delle loro prede più prelibate, ma che poi il più delle volte si allontanino al primo morso quando ne assaporano la carne e realizzano lo sbaglio. Altre volte possono attaccare per difesa, in quanto animali estremamente territoriali; altri attacchi sono, invece, semplicemente legati all’imprevedibilità che contraddistingue tutti gli animali.
E se è vero che un solo morso di squalo può causare seri danni al corpo umano portandolo alle volte, se pur raramente, fino alla morte, è anche vero, come dimostrano le statistiche dell’International Shark Attack File, che non è poi così probabile che accada. Anzi, paradossalmente è più alta la probabilità di rimanere uccisi dalla puntura di una vespa o colpiti da un fulmine. “Questa è una psicosi”, afferma François Sarano, capo della Expédition Requin Blanc Méditerranée. “Secondo gli studi delle compagnie di assicurazione, lo squalo è al 67° posto delle cause di morte, dietro alle punture di vespa”. E aggiunge: “è più lo squalo ad essere minacciato che l’uomo”.

Squalo in pericolo

Ogni anno, infatti, muoiono ben 100 milioni di squali per svariate ragioni, e moltissime specie sono attualmente ad alto rischio d’estinzione. La Lista Rossa pubblicata dalla Commissione Europea, grazie al progetto Shark Life, ha stimato che il Mar Mediterraneo e il Mar Nero, dove vivono più di 80 specie tra squali e razze, ha il più alto numero di specie minacciate, circa il 40 per cento.
La pessima fama dello squalo, alimentata da una ricca tradizione cinematografica e mediatica, non è di aiuto per sensibilizzare l’opinione pubblica dei paesi occidentali sull’esigenza di leggi necessarie per la tutela di questo animale. L’Italia risulta tra i maggiori importatori al mondo di carne di squalo, molto spesso venduto sotto nomi diversi e consumato da inconsapevoli acquirenti.
Il nemico numero uno dello squalo, al momento dunque, non è tanto il cambiamento climatico, quanto la mancanza di norme che ne garantiscano la sopravvivenza della specie con probabili conseguenze catastrofiche per l’equilibrio degli interi ecosistemi marini.

di Chiara Garozzo
Divulgatrice naturalistica
Per scriverle: esperti@animaliermagazine.com

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