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Tassa sui cani non sterilizzati. L’emendamento proposto dal Pd

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“I proprietari o detentori di cani non sterilizzati sono tenuti al pagamento di una tassa comunale annuale, istituita da ciascuna amministrazione locale con propria delibera”. L’emendamento, che ha superato l’esame di ammissibilità, è quello proposto dal deputato Pd Michele Anzaldi alla legge di Bilancio e ha come obiettivo di contribuire alla lotta al randagismo, fenomeno che, secondo i calcoli del deputato, costerebbe alle casse pubbliche italiane circa 5,25 miliardi di euro con i suoi 750 mila randagi per i quali si spenderebbe dai 3 agli 8 euro al giorno, ossia dai 1000 ai 3 mila euro l’anno. Alla retta di vitto e alloggio, poi, andrebbero aggiunti i costi gestionali, come quelli del personale, e sanitari, anagrafe, sterilizzazioni, profilassi, antiparassitari, visite e test. Una cifra che, a parere di Anzaldi, potrebbe diminuire significativamente se si incentivassero le sterilizzazioni dei cani padronali. Esentati dall’imposta sarebbero, naturalmente, “i cani di proprietà di allevatori professionali, i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge, i cani adibiti ai servizi dell’Esercito e a quelli di pubblica sicurezza; i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni”. Assolutamente in disaccordo, i deputati di Forza Italia che su Twitter lanciano subito un sondaggio.

Sterilizzare per legge

Non è una novità che la sterilizzazione sia uno degli strumenti già utilizzati dai Comuni per controllare le nascite e tenere così a bada il randagismo. In particolare, la Finanziaria 2007 ha stabilito che le Regioni e le Province, nell’ambito della programmazione regionale, devono dare priorità ai piani di controllo delle nascite destinando una quota non inferiore al 60% delle risorse stanziate per la lotta al randagismo alle sterilizzazioni, dove necessario, ovvero ad altre iniziative intese a prevenire il fenomeno del randagismo. Lo sa bene chi ha adottato un cane da un canile o un rifugio, dove per legge gli animali vengono sterilizzati non appena raggiunto il sesto mese di vita, salvo controindicazioni che non lo permettano; e lo sa bene anche chi ha avuto a che fare con un cane di quartiere, la cui sterilizzazione è prevista dalle leggi regionali ed è sempre a carico della Asl veterinaria di competenza.

Sterilizzazione e comportamento

Restano fuori i cani padronali, quelli acquistati dagli allevamenti o provenienti da cucciolate casalinghe (che la legge vieta!) o trovati vaganti e accolti in casa senza che siano passati per una struttura di accoglienza. Per tutti questi altri è corretto procedere alla sterilizzazione? “Laddove non si fosse costretti a intervenire per tutelare la salute dell’animale, c’è indubbiamente un parametro comportamentale da dover valutare”, spiega Luca Santamaria, educatore cinofilo. “La sterilizzazione, infatti, può incidere in maniera positiva su soggetti maschi iperattivi e molto ormonali, con un alto interesse verso l’altro sesso e, quindi per questo, fortemente competitivi con soggetti dello stesso sesso con i quali si rischia di intaccare la socialità; o su femmine notevolmente provate dal periodo dell’estro, specie se seguito da ‘falsa gravidanza’, dove le fluttuazioni ormonali del periodo potrebbero provocare tensioni con altri soggetti. Di contro, potrebbe incidere negativamente su soggetti paurosi o con scarsa sicurezza, amplificando il loro stato di malessere. Altra componente importante da tenere in considerazione è l’età del cane, legata a specifiche fasi di vita. Di certo non è possibile dare delle ricette assolute, ma a mio modesto parere la sterilizzazione e la castrazione sono interventi che andrebbero decisi dopo un’attenta valutazione del soggetto e dell’ambiente in cui vive, di concerto con il medico veterinario curante”.

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